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tafia pittoresca. Anche qualche buon vecchioni ricco, e che lascia molte facoltà agli eredi fuoi, è una bella cofa il farlo dipingere, perchè chi ha fucciate l'eredità, con quel poco di gratitudine di falvare l'immagine del benefattore, copre la voglia, che avea di vedere l'originalé ufcito dal inondo. Vi fono ancora altre persone, che stanno bene dipinte, anzi meglio ftarebbero di pinte, che vive; ma perchè non fi dica, che ho incli nazione al dir male, tralarcerò d'andar più avanti. Sia come fi vuole, lasciati gli scherzi, dicovi, che vi fono obligato, e vi facció mille ringraziamenti. Addio.

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Graf Algarotti.

S. B. III, S. 134. Seine Briefe gehören zu den besten: Musteru dieser Art in der mehr ausgebildeten italianischen Prose; und die Bekanntschaft dieses geschmackvollen Mannes mit der Manier der Ausländer verhalf ihm zur glücklichen Vermeidung der Weitschweifigkeit und des unnüßen Wortaufwandes, wovon so wenige italidnische Briefe frei sind. Man hat verschiedne Folgen seiner Briefe, über die Kriegswissenschaft, über Rußland, über die Handlung, Mahlerei, Baukunft, und andre Gegens Hånde. Der siebente Band seiner Werke enthält außerdem noch Briefe vermischten Inhalts, unter welchen auch der nachstehende befindlich ist.

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Non è picciol l'obbligo che io ho a cotesto vostro cieco, ch'ei pur vi ha fatto cantare. Voglio dire ch'è stato cagione che dopo un cosi lungo filenzio io pur riceva lettere da voi. Le cofe ch'ei fa riescono nuove al volgo: : a voi non già che cogli occhi della Filosofia ne vedete la ragione, e a cui non sono nuove cose più strane ancora operate da altri ciechi: Come farebbe da quel Gio. Battista Strozzi Fiorentino grande amico del Chiabrera, che faceva modelli di architettura così cieco com' egli era. Quafi nello fteffo tempo ebbevi un altro cieco Scultore chiamato da Gambaffi. Di lui veramente fi può dire che avesse gli occhi ne' polpastrelli delle dita. Cosi taftando, e ritastando veniva a capo di fare dei ritratti di terra o di cera affai fomiglianti al naturale. E non credete voi che molto diligente egli effer dovefle, anzi fcrupoloso nel finirne, e nel ritoccarne alcuni? Fu

fatto

fatto prova di farlo lavorare al bujo per chiarirfi che non vi folle inganno; e non ce n'era. Ma, fenza inedicare esempj del tempo paffato, pochi anni sono ci fu in Inghilterra quel prodigio del Sandersono, che, colpa il vajuolo, rimafo privo afatto della vista da bambino, non fi ricordava di aver veduto mai lume; ficchè può reputarfi per cieco nato. Coftui non avendo altra idea dei raggi che di fafcetti di linee rette, eterogenee, di vergenti da ciafcun punto del corpo luminofo, e che, abbattendofi in altri corpi, riflettono, rifrangono, e diffrangono con tali e tali leggi, ragionava profondamente di Ottica, e la fpiegava in cattedra quanto un altro Neutono, a cui era fucceduto nello ftudio di Cambrigia. Contro alla opinione de' meglio veggenti trå noi egli dava una foluzione del fainofo problema di Outica propofto dal Molineux, e che fi legge nel Lockio: Si cerca, come ben vi ricorderete, se un cieco nato, il quale veniffe ad acquiftar detto fatto la vifta, poteffe diftinguere, mediante la fola vifta, una ffera da un cubo. Il Molineux, e cosi moftra fare il Lockio, stava per la negativa; fondatofi in fulla ragione che il cieco non può fapere che cofa fia chiaro nè fcuro, e non può fapere, come noi, qual chiaro e fcuro corrisponda a tale, o tale altra figura, onde, senza l'intervento del tatto, e' polla affermare quefta cofa eller ronda, quella angolare. All' incontro il Sandersono affermò, che il cieco avrebbe distinto beniffimo la ffera dal cubo; e non vi difpiacerà di fapere qual foffe il fuo ragiona> inento, che io con altri fimili anecdoti ho udito dal Signor Folkes gentiluomo di rara dottrina, e che mi fu guida ad entrare in quella Società, di cui egli è ora Prefidente digniffuno. Io convengo di non fapere, diceva l'acuto dieco, quale impreffione faccia una› fferă fopra il fenforio della vista, nè quale la faccia un cubos coine non so che fia fombra nè lucey ma questo so iò

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molto bene che l'una cosa è contraria all' altra. E però in quella guifa che il filenzio è contrario del fuono; cosi le apparenze della luce e dell' ombra, quali esse fieno, faranno totalmente diverse, e contrarie tra loro. Ora io direi cosi. Fa che fieno posti al Sole tanto la ffera quanto il cubo, e fa che l'uno e l'altra girino fopra le steffi per varj verfi. E certo che quelle parti tanto della ffera, quanto del cubo che guarderanno il Sole, faranno illuminate; e ofcure faran quelle che fono dalla parte oppofta al Sole: E certo ancora che per qualunque verfo tu volgą la ffera, ella si presenta fempre al Sole di un modo, non così il cubo, che ora gli prefenta una faccia, ed ora una punta: E per confeguenza quel corpo che conserverà fempre le apparenze medefime di chiaroscuro, quali esse si fieno, dirò risolutamente, effo è la ffera, e viceverfa quello che le andrà variando, effo è il cubo, Qualunque cofa fi possa a tal foluzione opporre da chi non la tenelle strettiffima, per entrarci oltre alla sola vista anche il moto della sfera e del cubo, non si può negare almeno ch'ella non fia la più ingegnofa del mondo. Scioglieva in oltre problemi di Profpettiva in modo da guidare gli steffi pittori: E non folo della lineare, ma altresi dell' aerea, comparando i varj gradi di vivezza del lume con quelli della intenfità del fuono, che secondo che muove da maggior distanza, va ancora ello degradando a poco a poco, Spiccava fingolarmente la fua fantasia nel fare a mente, e con grandiffima prestezza, intralciatiffimi computi, nel dettare calcoli e figure di geometria complicatiffime, Talchè fi direbbe con quel poeta, che spesso giova

La cecità degli occhi al veder molto.

Egli certamente riguardava la più parte di coloro che ci veggono come persone di mente ottufa, co' quali non si farebbe voluto scambiare. E il Trattato dell' Analisi

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رود

di cotefto cieco è un così nobile monumento ch' egli ha lafciato, quanto fia nel genere fuo il Poema di quell' altro famofo cieco, fuo compatriota. Al vedere le cofe maravigliose che fanno i ciechi, e quanto chiuso l'un senso vengano gli altri ad afsottigliarfi, non pare a voi, che, diftribuendo gli uomini in varie claffi relativamente ai fenfi, ci fia in ogni claffe d'uomini la medefima fomma di potenza intellettuale, come in tutte le condizioni, ragguagliata l'una cofa con l'altra, ci è forfe la medefima fomma di félicità? Buona parte della mia io la ripongo certamente nel vedere gli amici, e nel ragionare con loro. Quando farà che io poffa dire,

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Orte, tua, et notas, audire, et reddere voces ? Voi, amico cariffimo,

Pien di Geometria la lingua e'l petto,

e che non indegnate talora fcender nei giardini delle Mufe, fate si, che io defideri più che mai di riveder la bella Italia. Intanto mandandomi qualche vostra produzione d'ingegno, fatemi guftare de' più faporiti fuoi frutti.

Meta

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