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Metasta si o.

Die bald nach dem Tode dieses vortrefflichen, in dieser Sammlung schon mehrmals gedachten, Mannes in fünf Bänz den herausgekommene Sammlung seiner Briefe gewährt eine überaus unterhaltende und lehrreiche Lektüre. Man lerut ihn darin sowohl von Seiten seiner Denkungsart, als seiner schrifts ftellerischen Talente, sehr vortheilhaft kennen, und auch als einen ungemein korrekten und geschmackvollen Prosaiker schäßen. Einige dieser Briefe sind im leichten, vertraulichen, oft scherzhaft ten Tone geschrieben; von der Art ist der erste von den beiden hier ausgehobenen, an die Freundin seiner Jugend, eine unter dem Namen Romenina damals berühmte Sängerin, die er in Italien zurückgelassen, wo sie und ihre Familie mit ihm und den Seinigen in Einem Hause gelebt hatte. Andre haben erns ftere, oft wissenschaftliche Gegenstände, wie der hier mitgetheilte an Saverio Mattei, den glücklichen und gelehrten Verfasser der Psalmenübersetzung (f. oben B. IV, S. 162.). Metastasio's Urtheil über die Musik des Alterthums kann keinem, den diese Materie interesfirt, ganz gleichgültig seyn; und sie ist am Ende wohl das einzige richtige Resultat aller darüber angestellten, noch so gelehrs ten, Untersuchungen.

I.

ALLA SIGNORA MARIANNA BENTI

BVLGARINI,

DETTA LA ROMANINA.

Madaine!

Ricevo questa matina le lettere non folo della prefente, ma anche della scorsa settimana, e mi follevo dalla malinconia, che nella mancanza di quelle mi avea affalito pel fofpetto, che qualche anima pia fi folle impiegata a fcemarfi la pena di leggerle, prevenendomi alla posta. Vi rendo grazie delle minute notizie, che

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mi date, di cotefte Opere, e Coinmedie, e godo, che il noftro Ciullo fi fia fatto onore. Spero, che il posto, in cui l'ha fatto impiegare fua fantità, non gli farà infruttuofo. Avvisatemene, e frattanto falutatelo a mio nome. Oggi è appunto il primo giorno delle maschere, e io fon qui'a gelarmi. Pure mi trattengo piacevolmente, figurandomi voi impiegata, e divertita. In quefto momento, che fecondo l'orlogio di Roma faranno le 21 ore, comincerà la frequenza de' fonagli pel Corfo. Ecco il Sig. Canonico de Magiftris, che apre l'antiporta. Ecco il Signor Abate Spinola. Ecco Stanelio. Ecco Cavanna. Ecco tutti i Mufici di Aliberti. Chi farà mai quella mafchera, che guarda tanto le nostre feneftre? Fa un gran tirar di confetti, e non può ftar ferma. E certo l'Abatino Bizzaccari. E quel bauttone cosi lungo, che elamina tutte le carrozze, folle mai il belliffimo Pifcitelli? Certo; fenza dubbio. Ecco il Conte Mazziotti, che va parlando latino. Ecco i Corteggiani affettati veftiti di carta. Ma che baronata è mai questa! Quali tutte le carrozze voltano a S. Carlo. Che cofa è? Il fegno. Prefto. Viene il Bargello. Venga Signor Agente di Genova. Non importa. Ma fe v'è luogo per tutti. Vede ella? Vedo benissimo. Ma mi pare, che stia incomodo. Mi perdoni, sto da Rè, Eccoli, eccoli. Quanti sono? Sette. Chi va innanzi? Il Sauro di Gabrielli, ina Colonna lo palla. Uh! Gefù Maria! Che è ftato? Una creatura fotto un Barbero. Sarà morta: certo. Povera Madre! Lo portano via? No, no. Era un cane. Manco male. Dica chi vuole, è un gran piacere la forte immaginativa. Io ho veduto il Corfo di Roma dalla Piazza de' Gefuiti di Vienna. Ora, per pallare dal ridicolo al burlefco, io sto tormentato al folito dalla mia tolfetta, e non mi resta oramai altra speranza, che la buona Ragione. Ho finito l'Oratorio, che in qualche

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maniera verrà a Roma fubito ftampato. Ho parlato all' Ambasciatrice di Venezia per la Toilette, consaputa, ed è rimasta stupita, perchè le avevano fcritto d'averla consegnata. Sentiremo, che rifpondono alle repliche della medesima. Dalle nevi, e dal freddo, che foffrite in Roma, argomentate quelli di Vienna. Non pafla fettimana, che non fi fenta qualche povero villano, e palleggiere forprefo dal freddo, e rimasto morto per le campagne. Qui per la città fi caminina fopra tre palmi di ghiaccio cocciuto più delle pietre. La neve poi, che cade continuamente, fi ftritola, e si riduce a tal fottigliezza, che vola, e fi folléva conte la polvere dell' Agofto. Eppure vi fono delle bestie, che vanno in Slitta la notte. Io fo, che per reggermi in piedi ho dovuto far mettere le fole di feltro alle fcarpe, perchè in quel folo passo indispensabile, che debbo fare per montare in carrozza, ho dato solennemente il cul per terra, senza danno però della macchina. In fonuma conofcendo la lubricità del paese, mi fon preimunito. Addio, ftate

allegra.

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Di Vienna, il di 27. Gennaro, 1731.

H.

II.

AL SIGNORE DON SAVERIO MATTEI

Baftano poche faccende, riveritiffimo mio Sig. D. Save. rio, per occupar tutta l'attività d'uno ftanco, logoro, ed annofo individuo, come fon io. Ne ho avuta una dose ben superiore alle mie forze nelle scorse settimane; onde prego V. S. Illuftriffima, non già a perdonare, mà bensi compatire la non volontaria tardanza della mia risposta all' ultimo non men dotto, che obbligante fuo foglio. Io ne le ho fin dal bel principio diffimulata la mia fifica inabilità ad un laboriofo commercio; onde a dispetto del mio difetto ella è ora in obbligo di tenermi per fuo.

tata.

Prudens emifti vitiofum: dicta tibi eft lex.

La nostra giovane indefella Compofitrice *) è ben forprefa dall' ecceffiva fortuna della sua musica appresso V. S. Illuftriffima. Era molto meno elevato il fegno da lei prescritto alla propria ambizione, ed è persuasa d' eller debitrice a così cortese fautore della maggior parte di quelle vigorofe efpreffioni, dalle quali fi trova esalPer fentir l'effetto del fuo lavoro, ella ha fatta una privatissima prova del noto Salmo nelle fue caNon v'erano, che gl' iftromenti puramente necessarj, le quattro voci inevitabili, (e queste un poco men che mediocri,) ne fi erano radoppiate le parti de cantanti per i ripieni, onde mancava a questa specie di pittura tutto l'incanto del chiaro ofcuro. Nulladimeno son costretto a confeffare, che la varia, dilettevole, e non comune armonia del componimento su

mere.

*) La Signora Martinez. Beisp.Samml. 8. Bd. 1.Abth.

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però

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però di molto e la mia, e l'espettazione de' pochi iniziati, che furono ammessi al iniftero. Ebbi cura di far provveder ciascuno de' prefenti d'una copia della poefia, ed efultai ne' comuni applaufi, che ne riscolle l'eccellente Traduttore. Spero, che V. S. Illufstrissima non avra cosi trascurata questa necessaria diligenza.

Entro a parte del meritato onore, che ridonda al erudito fuo libro dalla neceffità di replicarne così follecitamente una nuova edizione in ottavo: ina non vorrei, che la prima in quarto rimanesse però scema del fuo compimento. I tre volumi, de' quali la fua gentilezza mi fu cortefe, appuntati fol quanto basta per fervire intanto al comodo de' Lettori, attendono con impazienza il loro, o i loro compagni, per effere tutt' infieme uniformemente adornati della veste signorile, che ad effi è dovuta. Mi hanno così dolcemente finora, e così utilmente occupato, ch' io non saprei 'defraudarli di quefto picciolo fegno della mia gratitudine.

Ch' io le dica il mio fentimento ful merito' dell' antica, e della moderna mufica! Ah, barbaro Signor D. Saverio! Quefto è cacciarmi crudelmente in fun laberinto, da cui ella fa beniffumo, ch' io non potrei diftrigarmi, ancorchè foffi fornito di tutti gli ftromenti," che bifognano a tanta operazione, o che mi trovassi 'ancora nel più florido vigor degli anni per provvedermene. Qual ragionevole comparazione potrà mai farfi fra oggetti, che non fi conofcono? Io fon convinto della reale faftofa magnificenza della Mufica Ebrea: io non mi credo permesso di dubitar dell' efficacia della Greca; ma non faprei formarmi perciò una giusta idea de loro diverfi fiftemi. So beniffimo anch' io, che la mufica in tutta la natura è una fola; cioè: Un'armonia'

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