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trarie. Onde l'animo in quel punto abbraccia la favola come vera e reale, e fi difpone verso i finti come verfo i veri fucceffi: imperocchè la fantasia è agitata da i moti corrispondenti alle fenfibili e reali impreffioni.

Perciò il Poeta confeguifce tutto il fuo fine per opera del verifimile, è della naturale e minuta espres fione: perchè così la mente aftraendofi dal verò s' immerge nel finto, e s'ordifce un mirabile incanto di fantafia. Quindi è, che fi recano a gran vizio nella poefia gl' impoffibili, che non fono foftenuti dalla poffanza di qualche Nume, e gli affetti, coftumi e fatti inverifimili o non cónfacenti al genio ed indole della persona che s' introduce, ed al corso del tempo che fi prefcrive; perchè sì fatte sconvenevolezze, con apportar a noi l'immagine di cofa contraria alla favola che s'efpone, ci destano e ci fanno accorgere del finto. E perciò gli Antichi non fofferivano che fulle fcene s' adduceffero fatti di lunga diftefa, e corrispondenti al tratto di mefi e d' anni: perchè volevano finger la cofa appunto come fi sarebbe fatta, per rapire con la rappresentazione viva e verifimile l' intera fantafia degli afcoltanti, quafi che quell' azione appunto allora fi produceffe. Onde inifuravano la diftefa del fucceffo coll' ore del teatro, le quale erano per lo meno dodici, non folo perchè v'eran tramischiati vari giuochi, ma altresi perchè la Favola fi rapprefentava colle parole, col canto, col fuono e col ballo, ch' eran tutti strumenti della poefia. Quindi si scorge non dovere i poeti parer così artifiziofi, che mostrinó aver fatto ogni verlo a' livello: perchè l' artifizio fi dee nafcondere fotto l'ombra del naturale; e conviene tal volta induftriofamente imprimer su i verfi il carattere di negligenza, perchè non fi fciolga l'immaginazione dalla credenza del finto con la forza dell' artifizio apparente, che è indizio di

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cofa meditata e della coltura troppo efatta che ofcura le maniere naturali. Onde i medefimi principj poco dianzi stabiliti ci propongono la ragione da fuggire ✔ ugualmente le fconvenevolezze, che la troppo fenfibile coltura, o per cosi dire la lifciatura d' ogni verfo e d' ogni parola, e'l numero troppo rimbombante e vibrato: perchè le prime con apportarci l'immagini contrarie alla favola, e gli ultimi coll' apparente artifizio ci cuoprono l' afpetto della natura: in modo che la mente s'accorge del finto, e la fantasia quasi addormentata si risveglia; onde l' incanto refta in un tratto disciolto.

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Von diesem noch lebenden, und durch mehrere, unlångßt in eine Sammlung gebrachte poetische und profaische Werke bekanns ten Abbate erschien schon im Jahr 1769 zu Mailand eine lesenss mürdige Schrift; Dell' Entufiafmo delle Belle Arti, die von Hrn. Werthes (Bern, 1778. 8) verdeutscht wurde. Sie besteht aus drei Theilen, deren erster die Kennzeichen der Begeisterung, der zweite die Merkmale des begeistertex Genius, und der dritte eine Geschichte des Enthusiasmus, abhandelt. Zu den Charaks reren desselben, und den Quellen, woraus man ihn herzuleiten hat, rechnet er eigne Erfahrung und Selbstgefühl, in folgendem fum ersten Theile gehörenden Abschnitte:

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DELL' ENTUSIASMO DELLE BELLE ARTI.

Esperienza.

Chi così fente, e commovefi all' udire, o leggere i tratti de' gran Poeti nati dall' Entusiasmo, e chi molto più con ello compone, ha in fe l'occulta miniera di quello. A tai segni poffiam conoscerlo quafi per una confonanza di corde, l' una con altra, ben rispondendofi al tocco per la medefima vibrazione dell' aria, e per la stessa teffitura di tali corde. Cerchiam dunque dentro di noi, e caviam l'oro, fe v'ha, tentiamo, fe v'è quell' armonico accordo, e risponderà, e questo esperimento, o coscienza ci darà lume più che le opinioni, e le autorità de' Filosofi, o de' Poeti.

Entrando adunque in filenzio nel più profondo dell' anima in quei momenti ne' quali è scossa, ed investita dall' Entusiasmo (quanto un uomo può divider fe ftello, ed esaminar colla parte di fe ragionevole, e tranquilla l'altra parte agitata, e quafi meccanica) en

trando

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trando, dico nel più ripofto recinto dell anima, e quali più rimoto dai fenfi. Rifletta in prima, che tai momenti non poffono affegnarfi, che nascono di circoftanze, e principj impenfati, e che fon fubitani, ed il più spesso non preveduti, e voluti, rari effendo colore, fe pur vi fono, che volendo, s' infiammino di cotaî rapiinenti, come Cardano diceva di se.

Primo. Tu cominci da una confufione di vari oggetti, ed affetti moventi, ed irregolari; ti fembra effer pefante, impacciato, legato, ed oppreffo. Poco a poco tu credi, farti più lieve difvilupparti, levarti coll' anima al di fopra della materia, fuori d'all' ombre, e dalle tenebre, quafi depofta la macchina, e l'ingom bro del corpo più che in altri tempi, ne' quali a lui sta unita, e foggetta, ed effaccendata negli uffizi organici. Gli oggetti esterni, i fenfi occupati, la fcena del Mondo, e della vita la tengono imprigionata, e foggetta, e la diftornano sempre.. Ma allora o per qualche fcoffa che vien di fuori, o per intorno fuo movimento, e dipofizioné félice allontanafi, e levafi ad una flera più alta, e più ferena,trapaffandó ad un certo, fuo proprio Mondo, e teatro fatto da lei, e di fua invenzione, e ti guida più agile, e sciolta colà, e più libera agli atti fuoi fatta quali più fpirituale.

བསམ་

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Secondo. Mefla in tal libertà, e falita più alto, tu inventi più facilmente, e vedi crearfi, e nafcere là fopra, e la dentro nuove cofe, e tutte belle: trovi ricchezza d'immagini, di confronti, d' affetti fenza fatica,incolori, l'accordo, le profpettive ti fi prefentano spontaneamente, come le pietre ad Anfione.

Fifembra allora aver davanti una scena illuminata, animata, e popolata; le figure finisconfi di contomi; i perfonaggi yanno a lor luogo, il lumi fi diftribuifcono,

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buifcono, le azioni s' intrecciano ordinatamente, e tu credi dominare fu loro colla ragione, che però non è la folita, l'incerta ragione pericolante; ma è pur talvolta una ficura, sovrana, ferena ragione.

Gli oggetti lontani s' accoftano, le cofe dimenticate ricordanfi, tutto affacciafi, tutto vien ful teatro, e fa fpettacolo; cioè tutto quello, che gli studj tuoi, la tua vita, la tua natural tempra avean raccolto, é stava dormendo nella memoria. Quel momento, e cafo propizio desta i mobili fimolacri, le vigorofe fpecie fiammanti, che giacean disperse nelle varie ftanze dell' anima, dal fonno loro ignobile, e troppo lungo fovente. Quel può dirfi un mezzo fogno, (e fogni in fatti fe dicono da' Poeti.) provando l'anima ancor ne fogni più fbrigata dal corporeo peso, ed impaccio, che fta in braccio al fonno ch' ella è più libera ad inventare, e creare tante cofe, che poi mal ricorda, o confufamente tornando all' organiche occupazioni.

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Terzo. In fatti ciò fi fa prefto, e in un momento, che paffa, e di cui refta breve memoria, come de' fogni, poichè l' anima in quelle fue nobili ed alte vifioni è in uno ftato violento, traendola il corpo a fe, a cui è obbligata, ei sensi, che la circondano, mal permettendole quell' abfenza, da' quali contro dover fi fottraffe. Eppur la piccola parte, che il corpo, e gli organi hanno in quell' eftafi, fa, che ti fenti ftracco in breve, e sfinito per uno sforzo di fibre violentiffimo, e non naturale; onde anche per questo presto passa, e. finifce quell' eftro, che quanto è di più pura fiamma, e più ardente, più tosto vien meno.

Quarto. Intanto da quegli oggetti si fplendidi l'anima fenti commoffa, e giubilante; per lei fenti, vedi, gioisci, e ti compiacci; ficchè ti divengono cari,

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