All'illustre amico il barone CARLO LOPES NETTO. Questo libro non poteva esser dedicato che a voi, che nella vostra fiorente e, vorrei quasi dire, serena ed olimpica vecchiezza, siete la prova viva e palpitante della verità, che io voglio dimostrare in questo mio libro; che cioè la vecchiaia non è nè una malattia, come disse un grande, nè una maledizione, come ripetono tanti e tanti. Quando io sento il bisogno di riposare gli occhi stanchi dal turbinio di tanto fango umano divenuto polvere, ma pur rimasto putredine; quando sento il bisogno di riposare le mie povere orecchie assordate dai lamenti di tanti infelici, dai tanti M 3728 * timballi e tamburi della mediocrità sfacciata e fortunata, dagli urli dei mille delirii umani; io corro da voi e mi riposo nella vostra casa di Via della Scala, come in un rifugio di pace e di serenità. E là nella consapevole concordia delle idee e nella famigliarità di una conversazione amica contemplo la vostra bella e cara faccia d'uomo felice e fiero. La vostra fronte larga e alta come il vostro pensiero mi pare quella di un Giove cristiano e umano e il vostro sorriso benevolo, cortese, condito da un pizzico di be nigna ironia mi dicono tutta la storia gloriosa di una vita consacrata sempre al trionfo del giusto e del buono. Mi sembrate l'antico gladiatore, che dopo le lunghe lotte si riposa nella gloria del suo trionfo assicurato. Avvocato fra i più valenti del Brasile, poi deputato, avete sempre combattuto per ciò che era il progresso nella giustizia; senza domandarvi mai, se il farlo vi avrebbe giovato o nociuto. Messo in carcere per aver preso parte alla rivoluzione di Pernambuco, foste condannato a dura e VII lunga pena, e non aveste la grazia che Il vostro ingegno e i vostri studi spe- Nel 66 in Bolivia con lungo e difficile travaglio nella definizione dei confini col Brasile, riusciste a far trionfare la verità anche nella carta geografica dell' America meridionale e nel tempo stesso a distac care la Bolivia dalla sua alleanza col Paraguay. Nel 76, ministro plenipotenziario del Brasile nell'Uruguay, poi agli Stati Uniti; dappertutto facendo amare e rispettare il vostro paese da tutti quelli che in voi riconoscevano tutte le più rare virtù del diplomatico insigne, del gentiluomo perfetto. Nell'ultima guerra fra il Chilì è il Perù, nominato arbitro delle contese fra i due Stati, rappresentaste il vostro Imperatore a Santiago, accettando, una delle più ardue e più pericolose missioni, che mai siano state affidate ad un diplomatico. I più insidiosi intrighi politici, le più rabbiose cupidigie degli interessati, le minaccie e le lusinghe vi movevano guerra incessante, scuotendovi, seducendovi, confondendovi ma Catone. Catone solo contro mille; E quando la vostra coscienza si trovò faccia a faccia contro tutta quella gazzarra di intrighi, di lenocinii e di violenze morali; rifiutaste il mandato, volendo rimanere prima che rappresentante di un imperatore potente, difensore impeccabile del vero e del giusto. Lasciatemelo dire: un uomo che per più di mezzo secolo è stato avvocato e diplomatico, eppure rimane Catone, è più che un uomo; un monumento. In quell'occasione voi non foste soltanto un eroe della giustizia, ma dettaste norme, che serviranno di guida maestra a tutti i futuri arbitrati internazionali. L'ultima tappa della vostra lunga e faticosa carriera fu quella di Roma, dove ministro del Brasile, avete fatto amare |